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In gabbia! #7 – “Il Grande S.B.I.R.C.I.A.”

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Bentornati su Lo Spazio Disney!
Come promesso, stavolta sono riuscito ad accorciare drasticamente i tempi dall’ultimo appuntamento con “In gabbia!”, la rubrica che in questo blog tenta – coi modesti strumenti cognitivi in mio possesso – di analizzare in maniera chirurgica la costruzione delle tavole a fumetti disegnate da alcuni degli artisti disneyani più interessanti di sempre.
L’ispirazione e un briciolo di tempo libero in più – avendo archiviato una serie di articoli che avevo in ponte – mi hanno permesso di lavorare praticamente in contemporanea l’episodio su Francesco Guerrini e quello oggetto di questo post, cosa che spero vi faccia felici.

Oggi mi occupo di un disegnatore ingiustamente trascurato, quando si parla di fumetto Disney: Lucio Leoni.
Il fumettista, classe 1968, è comparso con una certa costanza sui mensili pubblicati tra la metà degli anni Novanta e i primi Duemila, occupandosi di illustrare la maggioranza delle storie inedite realizzate in particolare per Paperino, Paperinik e Paperfantasy. Spesso, oltre al disegno, si occupava anche di firmarne i testi insieme alla compagna Emanuela Negrin, con risultati decisamente positivi perché riuscivano a valorizzare i protagonisti, dimostrando di comprenderli nelle loro caratteristiche fondanti, e a impostare trame coinvolgenti e riuscite: in particolare la loro epopea sul vendicatore mascherato fornì una valida alternativa al coevo PKNA.
Nel Nuovo Millennio Lucio Leoni ha collezionato altre esperienze: ha lavorato su alcuni albi Bonelli, è approdato in Germania ed è poi tornato in Disney Italia per disegnare su testate “alternative”, quali W.I.T.C.H., Kylion e Pirati dei Caraibi.
Su Topolino non è comunque mai mancato, anche se nelle sole vesti di disegnatore al servizio di sceneggiature altrui. Negli ultimi anni, in particolare, il suo coinvolgimento risulta costante, formando un’accoppiata rodata con Rudy Salvagnini e lavorando su specifici filoni come quello di Posidippo (cugino perfettino di Pippo) e di Curiazio (cugino disastroso di Orazio).

Lo stile di Leoni si caratterizza per una morbidezza e una pulizia del tratto che lo rendono decisamente piacevole: privo di fronzoli o di un’eccessiva ricercatezza, ha una impronta deliziosamente classica ma al contempo fresca e dinamica, che si nota in particolare nelle riuscitissime espressioni dei personaggi e nella loro recitazione.

Per questa puntata di “In gabbia!” ho scelto Zio Paperone e il grande S.B.I.R.C.I.A., scritta da Fabio Michelini e pubblicata su Topolino #2077 del 1995.

Zio Paperone e il grande S.B.I.R.C.I.A.

Zio Paperone vorrebbe accedere a un suo documento depositato in una cassetta di sicurezza, ma non intende pagare il dovuto alla banca. Coinvolge pertanto Archimede al fine di chiedergli un’invenzione che gli permetta di leggere a distanza quanto gli serve, ma il problema subentra nel momento in cui occorre collocare l’apparecchio – denominato S.B.I.R.C.I.A. – nel punto giusto, e a farne le spese saranno lo stesso Archimede e il povero Paperino…

Tavola A

La prima tavola che analizzo arriva a trama già inoltrata: le premesse della storia, dettagliare poco sopra, non richiedevano in effetti strategie particolari nella conformazione della pagina.
Da quando però la missione entra nel vivo, la sceneggiatura di Michelini ha iniziato a prestarsi felicemente a una struttura più fluida.
Si parte con questa quadrupla vertiginosa, nella quale Leoni gioca molto sulla prospettiva per rendere evidente l’altezza del palazzo o addirittura per ingigantirlo ulteriormente, quasi come se il nostro sguardo fosse quello di Paperino che si fa prendere dal panico di fronte all’onerosa impresa che gli si parla davanti.
Tutti gli elementi nella vignettona puntano verso l’altro, se ci fate caso: gli sguardi dei due personaggi promossi a facchini, i palazzi sullo sfondo e la macchina che andrà trasportata sul tetto.

Tavola B

Nella pagina successiva troviamo subito un’altra quadrupla, ma stavolta più articolata nella sua conformazione.
Intanto è spezzata: le viene infatti “rubato” il suo ultimo spicchio, che viene usato per la vignetta successiva.
Il disegno trova inoltre un modo interessante per mostrare l’architettura dell’atrio del palazzo: la scala che sale al primo piano viene infatti inquadrata di tre quarti riuscendo a includere la prima rampa, il pianerottolo e la rampa successiva (che va chiaramente in senso opposto), tutto illustrato con estrema chiarezza e dando al contempo l’idea della profondità, dello spazio angusto offerto dalla tromba delle scale e della pendenza in salita.
La vignetta che si inserisce in basso a destra fornisce un ottimo contrappunto, non solo come collante narrativo con le due seguenti ma anche perché sembra che Paperino guardi preoccupato le scale anche “attraverso” la griglia e non solo in scena.

Tavola C

Comincia l’improbo compito!
Per far comprendere visivamente e immediatamente il contesto in cui Paperino e Archimede devono agire, Leoni utilizza una vignetta verticale, alta e stretta: in un colpo solo questo permette di capire che i personaggi stanno salendo e che lo stanno facendo in uno spazio di larghezza risicata.
L’ingombrante macchinario è in mezzo, a dividere i due facchini e a ricordare la sua centralità nella vicenda.
L’azione così delineata trova un suo primo stop nel riquadro successivo, in cui i nostri guadagnano il primo pianerottolo con immensa fatica. La sua forma è perfettamente regolare ma l’averlo affollato con Paperino, Archimede e lo S.B.I.R.C.I.A. rende l’idea della congestione provata.
La striscia a fondo pagina è composta eccezionalmente da tre caselle anziché due, una buona scelta per articolare meglio e in poco spazio la scansione temporale dell’evento narrato: il momento in cui Archimede smonta alcuni componenti del suo congegno viene così esemplificato da una serie di onomatopee sovrapposte che occupano in maniera colorata la parte centrale della strip, catturando l’occhio e trasmettendo in maniera divertente l’idea di quanto sta accadendo.

Tavola D

Balzo in avanti: dopo diversi incontri con inquilini buffi, surreali o decisamente svitati che hanno complicato la vita ai due protagonisti, Zio Paperone comunica loro di aver sbagliato palazzo, pertanto occorre trasportare il congegno sul tetto di quello adiacente. Più facile a dirsi che a farsi, a dispetto di quanto sostiene lo Zione!
La griglia appare piuttosto regolare, in questo caso, ma possiede comunque elementi degni di nota: la doppia centrale, ad esempio, divide perfettamente la pagina in due “tempi”, caratterizzati da un prima e un dopo ben precisi. Il prima è il momento in cui, sul tetto sbagliato, Paperone suggerisce la soluzione all’errore, il dopo è costituito dal mettere in pratica tale idea.
In quest’ottica il magnate che attraversa sulle assi di legno lo spazio tra i due edifici, sorridente e rilassato, assume un ruolo catartico, graficamente parlando, a cui fanno da perfetto contrappunto le espressioni di tutt’altro tenore di Paperino e Archimede, a lato della vignetta.
Si può infine osservare una certa simmetria tra la seconda e la quinta vignetta: entrambe sulla destra, vedono entrambe l’inquadratura fissa sulle assi sospese nel vuoto, nel primo caso rigide e apparentemente solide e nel secondo pericolosamente piegate sotto il peso del macchinario.

Tavola E

Nella tavola successiva si consuma il dramma! Come prevedibile, il legno non ha retto e a farne le spese è il povero Paperino.
La terza vignetta ha quindi il compito di mostrare la vertiginosa caduta del personaggio verso l’asfalto, insieme allo S.B.I.R.C.I.A. a cui rimane saldamente abbracciato: Leoni ricorre a un riquadro verticale che occupa la parte sinistra delle ultime due strisce – una “doppia verticale”, potremmo definirla – che trasmette perfettamente la gravità della situazione.
Paperino compare nello spazio inferiore, in modo da suggerire che si sta muovendo verso il basso; inoltre i palazzi a sinistra e a destra sembrano più stretti in alto per poi allargarsi sul fondo, restituendo maggiormente il senso della profondità.
Anche il grido, visualizzato graficamente con una lunga fila di “A” in caduta libera, veicola prepotentemente il senso di quello che sta accadendo.
Le fitte linee cinetiche, inoltre, suggeriscono chiaramente la velocità con cui il tutto si sta svolgendo; facendo un parallelo con l’analoga “doppia verticale” della Tavola C, in quel caso la salita era invece accompagnata da nuvolette di polvere che ben facevano comprendere la fatica e la lentezza con cui i personaggi si muovevano.
Interessante notare, infine, che la vignetta finale della tavola si configura come una sorta di reprise della terza, con un’inquadratura diversa – dall’alto invece che da sotto – utile come finale del botta e risposta con Archimede iniziato nel quadrato precedente.

Grande Sbircia F Grande Sbircia G

La parte inferiore della Tavola F è piuttosto peculiare: di fatto sarebbero due doppie che invece di essere inserite diritte sono inclinate, ma proprio questa particolare conformazione la fa sembrare di primo acchito una quadrupla tagliata a metà per la diagonale.
Il senso dell’operazione è sempre quello di mostrare graficamente il senso del precipitare di Paperino: inclinare il disegno ha questo scopo e lo raggiunge brillantemente, nel primo spicchio grazie a un’inquadratura che si pone “a fianco” del personaggio, sul suo stesso livello; nel secondo, spostando l’occhio della telecamera in posizione superiore. Archimede riesce infatti a interrompere la caduta grazie a un raggio antigravitazionale di sua invenzione e lo sguardo dall’alto aiuta a comprendere meglio la situazione, insieme ovviamente a elementi del disegno quali lo spettro giallo attorno al macchinario, l’assenza di linee cinetiche e lo sguardo di Paperino.
Una scena molto ben giocata, di grande impatto scenografico e graziata da un eccellente dinamismo.

La tavola successiva mostra l’epilogo di questo incidente.
Troviamo nuovamente una “doppia verticale”, che torna ancora una volta utile nelle scene in cui mostrare salite o discese.
Il raggio di Archimede, come appena accennato, ha potuto salvare Paperino un attimo prima dell’impatto col terreno, ma riesce anche a riportarlo in alto con un’inversione di gravità: si allarga il campo di ripresa mostrando la scena da lontano, dando ampio spazio ai due edifici, al cielo sullo sfondo e al contesto generale, mentre il personaggio e il macchinario a cui rimane avvinghiato sono poco più di un puntolino, per quanto completamente al centro della scena.
Il senso di ascensione viene dalle discrete lineette curve inserite sotto la figura, a suggerire una velocità molto ridotta e lieve.
Rivediamo meglio Paperino e marchingegno nelle due vignette successive (parallele, nella gabbia, a quella appena analizzata), dove riguadagnano il tetto.

Tavola H

L’ultima tavola su cui mi concentro è in realtà… una mezza tavola.
Si tratta infatti dell’ultimissima pagina della storia e, dato che le prime due vignette in alto rischiavano di spoilerare in parte la chiave di volta della risoluzione della vicenda, ho preferito tagliarle, considerando che non fornivano di per sé spunti di discussione particolari.
La parte inferiore, al contrario, si presta a un’ultima considerazione: come potete notare si tratta di una quadrupla ma, come nel caso della seconda pagina presa in esame, uno spicchio della stessa viene occupato da una vignetta standard, che in questo caso funge da “prequel” a quanto avviene nel resto della quadratone.
La frase di Paperone fa infatti andare su tutte le furie Paperino e Archimede, che inseguono lo Zione con intenzioni tutt’altro che amichevoli; l’intera pagina è dominata da questa scena, quello splendido Paperino irato è posto esattamente al centro della semi-quadrupla e cattura immediatamente l’attenzione del lettore, che in seconda battuta vede il Paperone spaventato fuggire nell’angolo sinistro. L’ambientazione nel Deposito, con il “tappeto” di monete d’oro e casseforti e sacchi di denaro sparsi in giro contribuisce all’impatto visivo della scena e rende lo spumeggiante finale efficace anche esteticamente.

Ho concluso così questo breve excursus di Zio Paperone e il grande S.B.I.R.C.I.A., attraverso una selezione di tavole che ho ritenuto particolarmente significative allo scopo.
Spero che il pezzo possa essere risultato interessante e permettere a chi ha avuto la pazienza di seguirlo di avere nuovi spunti di riflessione, con i quali approcciarsi alla lettura di questa avventura in particolare ma anche delle altre storie disegnate negli anni da Lucio Leoni.

L’appuntamento con “In gabbia!” tornerà, prima o poi: ho qualche idea in mente, ma non so quando riuscirò a concretizzarla… diciamo che passerà più tempo, stavolta, ma confido prima dell’estate di poter pubblicare un nuovo episodio.
Nel frattempo, come sempre, sul blog non mancheranno altri tipi di contenuti, dal recap mensile delle storie uscite su Topolino ad approfondimenti estemporanei.
Stay tuned, e a presto!

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